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Cronache di NUOVA MEMORIA ( I V )


1. Presentati: Chi sei e cosa fai nella vita?


Buon giorno a tutti.

Mi chiamo Maria Rosa Belotti.

Sono nata a Castelli Calepio, (BG) vivo a Pero da sempre, sono sposata e ho due figli. I miei genitori hanno gestito un Circolo Acli per quindici anni e in quel contesto, sin da giovanissima, ho maturato i miei interessi verso il bene comune e la cosa pubblica. Ho svolto a Pero un’attività commerciale autonoma per 33 anni e da questa esperienza ho imparato sempre più quanto sia importante saper ascoltare le persone e interpretare i loro bisogni. Lavorare in una realtà relativamente piccola come quella di Pero mi ha permesso di diventare amica e punto di riferimento per i miei clienti. Negli anni il mio interesse per lo studio e per la politica mi ha portato a conseguire una laurea in Pubbliche Relazioni e poi una in Scienze politiche. Sono stata assessore ai servizi sociali e attualmente sono sindaco del Comune di Pero per il secondo mandato.


2. Avresti mai pensato nel tuo ruolo istituzionale di dovere affrontare una pandemia internazionale?


Credo che nessuno di noi avrebbe mai immaginato di dover vivere una pandemia a livello mondiale. Ho detto più volte che i nostri stili di vita e la corsa sfrenata verso il soddisfacimento dei beni materiali avrebbero potuto portarci ad una inesorabile battuta d’arresto. Ma che si dovesse verificare un’emergenza sanitaria di portata mondiale era impensabile. Quando assumi un ruolo di responsabilità politica sei consapevole che devi essere pronto a gestire qualsiasi situazione di crisi o criticità. Appena è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, causato dal diffondersi del Covid-19, abbiamo istituito il COC, Coordinamento Operativo Comunale. Il COC è l’organismo di comando e controllo che gestisce l’emergenza ed è costituito da Sindaco, dal Dirigente, dal Funzionario dei Servizi Sociali e dal Comandante della Polizia Locale. Il Coc si riunisce costantemente per fare il punto della situazione e per programmare le attività messe in campo per monitorare l’emergenza.



3. Come sono cambiati e come stanno cambiando la tua vita e il tuo lavoro rispetto a prima della pandemia?


Il Comune di Pero durante il periodo di pandemia non ha mai cessato le sue attività. Al lavoro quotidiano da svolgere, relativo alle deliberazioni da assumere, alle giunte comunali da organizzare, ai consigli comunale da programmare, agli incontri coi cittadini o con le imprese, alle attività da mettere in campo, alla cura degli edifici pubblici, alla cura del territorio e dell’ambiente si è aggiunta un’attività in più: la gestione dell’Emergenza sanitaria.

L’Emergenza Sanitaria ha portato con sé nuovi approcci e nuove modalità di lavoro nella piena consapevolezza che la salute di tutti è il più importante bene da salvaguardare, in questo periodo infatti si lavora a ranghi ridotti, spesso con molti colleghi o dipendenti che lavorano da casa e ovviamente il rapporto è meno immediato, insomma ci stiamo abituando a esigenze e ritmi nuovi, a volte impensabili.

Io, l’Assessore ai Servizi Sociali e i Servizi del Comune cerchiamo di mantenere e far mantenere vivo il contatto con la popolazione più fragile. Cerchiamo di telefonare a tutti coloro che stanno vivendo momenti difficili: o perché sono contagiati, o a causa della malattia di un parente o a causa di un lutto. Grazie anche alla collaborazione dei volontari del territorio (Auser, Astra Soccorso, Protezione Civile e cittadini volontari) riusciamo a portare i pasti caldi a coloro che possono beneficiare di questo servizio, portiamo la spesa al domicilio e i farmaci a casa a chi è in stato di bisogno.


4. Ci puoi raccontare un evento/episodio particolare che ti ha segnato in questo periodo?


Durante la prima fase della pandemia il governo nazionale ha dato importanti contributi ai Comuni per far fronte all’emergenza alimentare; (al comune di Pero sono arrivati circa 60,000,00€). Inoltre il Comune di Pero ha aperto un fondo di solidarietà e sono stati raccolti circa 12.000, 00€ che abbiamo destinato ai nostri cittadini più fragili.

Con queste importanti somme abbiamo organizzato un servizio di pacchi spesa a casa di quei cittadini che rientravano nel bando. Abbiamo intercettato 256 nuclei famigliari e ad ogni nucleo abbiamo consegnato 5 pacchi spesa. Questo servizio puntuale si è potuto realizzare grazie alla collaborazione di circa 80 volontari e associazioni, che si sono prodigati a consegnare a domicilio i pacchi con gli alimenti. In una fase di grande criticità la nostra Pero ha fatto emergere la grande sensibilità e la solidarietà per gli ultimi.

Non finirò mai di ringraziare tutti e, appena sarà possibile, mi piacerebbe ringraziare personalmente ognuno di loro.

In questo periodo di emergenza sanitaria, però, quando sono sola e rifletto su quello che sta succedendo, mi sento immersa in un vortice continuo e ho la sensazione di essere appesa ad un filo: vado a letto con un pensiero fisso e la mattina mi sveglio ancora con la stessa idea in testa. Anche la mia vita familiare è drasticamente cambiata, il fatto di non poter abbracciare mia mamma di 91 anni è per me una grande sofferenza ma soprattutto credo che il maggior disagio lo stia vivendo lei che, forse, non capisce fino in fondo la motivazione di un tale distacco. Il mio essere madre poi mi spinge a pensare che possa accadere qualcosa anche ai miei cari da un momento all'altro o che non adottino tutte le cautele e le norme da rispettare; ho un figlio che vive all’estero da circa tre anni e se da subito sono riuscita ad accettare la sua scelta nella piena consapevolezza che un ragazzo serio, giovane e responsabile avesse tutto il diritto di vivere la sua vita e di costruire il suo futuro sociale e professionale nella piena libertà, ho imparato che situazioni simili si possono facilmente condividere in una condizione di vita "normale" mentre purtroppo in questo periodo di pandemia mondiale di ordinario non c’è più niente e nessuno di noi è al sicuro.

Un’esperienza che mi segna ogni giorno e che porterò per sempre nel mio cuore è l’emozione e la paura che alcuni cittadini vivono e mi raccontano nel corso della loro malattia e poi la gioia e la felicità che mi comunicano appena guariscono.


5.. Cosa dobbiamo imparare (come cittadini) da questa pandemia per avere un futuro migliore? Cosa possono/dovranno fare le istituzioni?


Per uscire nel migliore dei modi da questa emergenza sanitaria la nostra vita dovrà essere caratterizzata da nuove regole e da nuovi stili di vita.

Devo prendere atto che le aspettative di molti cittadini sono rimaste invariate ma purtroppo non dovremo e non potremo più vivere come prima. Le nuove norme impongono modalità, caratteristiche e procedure sanitarie più stringenti, più complicate e più precise. Dovremo essere più attenti al rispetto delle regole e della legalità e meno tolleranti nei confronti di chi le regole non le vuole rispettare. Non possiamo più permetterci di far finta di non vedere che qualcuno sta sbagliando, che lavora senza il rispetto delle norme sanitarie e che è incurante e irrispettoso della propria salute e della salute degli altri. Tutti devono rispettare protocolli e linee guida idonei a ridurre e prevenire il rischio di contagio.

Certo, tutto è più difficile e rallentato: l’obbligo dell’uso della mascherina, del distanziamento e del frequente lavaggio delle mani rendono il lavoro più macchinoso, tanto nella vita privata quanto nel pubblico. Le istituzioni dovranno mettere in campo nuove regole e nuovi protocolli. Si dovrà dare sempre più spazio alla medicina territoriale e creare la cultura della salute individuale e collettiva a tutti i livelli. Nelle amministrazioni pubbliche abbiamo bisogno di dirigenti e ingegneri gestionali che sappiano studiare il presente al fine di programmare il futuro. In un Paese civile e avanzato come l’Italia è assurdo sentirsi dire che non abbiamo un numero sufficiente di medici e di infermieri. Abbiamo la responsabilità di formare giovani che abbiano la sete del sapere, che abbiano la voglia di imparare e di mettersi in gioco per il bene comune.


6. Come vedi il futuro? Ci puoi lasciare un messaggio di speranza?


In questo periodo di Emergenza sanitaria sicuramente sono due le fasce di popolazione che hanno maggiormente sofferto. Da un lato i nostri anziani che in questi nove mesi sono stati relegati a casa; non li abbiamo fatti uscire da mesi e oggi stanno facendo molto fatica ad accettare questo periodo di isolamento. Gli anziani che dimoravano nelle case di riposo e che anche a causa o concausa del Covid hanno perso la vita.

Dall’altro lato un particolare pensiero va ai nostri ragazzi e ai nostri bambini. Anche loro stanno vivendo un’esperienza unica, difficile e complessa. Abbiamo dovuto impedire le normali attività scolastiche che a loro volta sono state sostituite dalle lezioni a distanza. Ma è mancato tutto l’aspetto relativo alle relazioni, alla socialità e al confronto quotidiano con gli amici, con gli insegnanti e con i parenti.

Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni e sono convinta che da questa brutta esperienza si possano imparare tante cose:

  • Dovremmo aver capito che la priorità di tutto è la salute

  • Dobbiamo dare fiducia ai nostri ragazzi e creare tutte le condizioni per consegnare a loro un mondo migliore

  • Cultura, sport, cura dell’ambiente sono i pilastri fondamentali e imprescindibili

  • Dobbiamo mettere in campo una lotta allo spreco e costruire progetti di economia circolare

  • Dovremo sviluppare un sistema del verde che contribuisca a contenere l’inquinamento

Solo così potremo avere generazioni più consapevoli, attente e capaci di lavorare per il bene comune.


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